«To regard all things and principles of things as inconstant modes or fashions has more and more become the tendency of modern thought. [….] Let us begin with that which is without – our physical life […]. Our physical life is a perpetual motion.. .– the passage of the blood, the waste and repairing of the lenses of the eye, the modification of the tissues of the brain under every ray of light and sound – processes which science reduces to simpler and more elementary forces . Like the elements of which we are composed, the action of these forces extends beyond us: it rusts iron and ripens corn. [ …] Analysis goes a step farther still, and assures us that those impressions of the individual mind to which, for each one of us, experience dwindles down, are in perpetual flight; that each of them is limited by time, and that as time is infinitely divisible, each of them is infinitely divisible also; all that is actual in it being a single moment, gone while we try to apprehend it, of which it may ever be more truly said that it has ceased to be than it is. […] It is with this movement , with the passage and dissolution of impressions, images, sensations, that analysis leaves off – that continual vanishing away, that strange, perpetual weaving and unweaving of ourselves» (Walter Pater, The Renaissance, in Studies in Art and Poetry).
Tali riflessioni di Walter Pater sulla dissoluzione del soggetto (e la concomitante celebrazione del “momento” quale una delle infinite possibili annodature col mondo in cui la vita fisica e mentale dei viventi continua e muta) furono aggiunte come “conclusione” ad una raccolta di saggi sul Rinascimento. In epoca di decostruzionismi, il pensiero critico contemporaneo lo ha riscoperto come il Nietzsche d’oltremanica. E non a torto, se solo si pensa alla radicale revisione di “assoluti” e “fondamenti” che egli porta con più sicurezza a termine in Plato and Platonism, nel 1893, quando ormai si sente giunto alle soglie del nuovo secolo.
Scopo del presente progetto è dunque esplorare il modello scientifico-filosofico delinato da Walter Pater (saldamente ancorato ai principi della filosofia del divenire di Eraclito, Aristippo, Lucrezio ecc.) e la sua influenza sul più avanzato pensiero scientifico della sua epoca, in particolare sugli studi sulla struttura della materia e sulla teoria dell’atomo. Le idee di Pater sul divenire, sulla condizione che la scienza poneva a fondamento di tutte le cose, la concettualizzazione di una soggettività fluida che si dà solo nei momenti di intensità – ovvero nell’atto del suo tessersi e disintessersi –, furono infatti seminali per le poetiche moderniste del Novecento inglese e molti studi critici hanno già dimostrato quanto sia l’epifania joyceana che il «moment of being» woolfiano poggino sulla riflessione pateriana. Tali contributi critici, però, sembrano trascurare l’accentuazione segnatamente scientifica della riflessione che Pater svolge per i decenni a lui successivi e per questo, scopo della presente ricerca è quello di investigare sulla possibilità di postulare un paradigma scientifico pateriano per le poetiche della soggettività del primo Novecento inglese al fine di riuscire ad inscrivere l’estetico nella modernità.